Erba. C’è a chi piace rotolarci sopra in una tiepida primavera e chi invece parte con gli amici per l’Olanda. E poi c’è Vincenzo Natali (classe ’69, la mia generazione lo ricorda per il bellissimo “Cube”) che si eleva sopra noi tutti e dall’alto ci insegna, annuendo con un sorriso buono, che per fare un film basta fare una telefonata. “Cí…” – immagino sia andata così – “…stavo seduto ar cesso, quando me so detto: o sai che sarebbe un sacco fico? Chiamà Ciro…” (ndr Ciro è il nome di fantasia che daremo al signor Netflix) “… e dije se je va de fa un film sull’erba” – “Vincé, n’artro film sui drogati? Dopo Trainspotting, Requiem for a dream…” – “No, zì. No. Un film horror… sull’erba!”. Seguono secondi di silenzio. “Genio”. Io, non meno intelligentemente, mi sono fidato di un voto alto su IMDB e l’ho visto per voi.
Il capolavoro comincia con uno dei dialoghi meno interessanti della storia delle lavatric… del cinema, voglio dire. Poi erba. Dopo un paio di minuti il dialogo ha già lasciato posto ad appassionanti inquadrature di gente che si è persa nell’erba alta (da cui il titolone, se non ci foste ordunque arrivati), intervallati da grida. Alvaro che chiama Camilla, Camilla che non trova Carlo, Carlo che sta ancora in fissa con Diana (da questa storia viene tratto anche il celebre videogioco “Prince of persa”). Il mio cervello dopo 10 minuti di “regazzì, ahò n’do stai” si stava quasi ribellando, quando ecco che esce fuori il genio indiscusso del regista canadese. Stacco sull’erba. Un primo piano verde, poi una carrellata sul campo accarezzato dal vento ed ecco che il giorno mi diventa notte. “Beh mo succederà qualcosa” – pensi – “visto che è notte e questo è un horror”. Ed è qui, amico/a mio/a, che sei colto ancora alla sprovvista dall’intelligenza ineffabile del regista Natali: ancora urla, mentre la notte si tinge di verde. Non vi spoilero il film oltre, perché la trama si sviluppa in modo sagace tra ulteriori inquadrature di gente nell’erba ed erba attorno alla gente. Poi la notte si fa giorno e… “Genio” – Penso, mentre mi godo ancora un close-up su quella fascinosa silhouette verde. I dialoghi non risparmiano decibel e il mistero si infittisce fino ad arrivare ad un climax impossibile da sostenere. Cosa ci sarà di strano in questo campo? Eh, cari miei, c’è soltanto un modo per scoprirlo: fustigare Natali ed obbligarlo a sputare il rospo, perché la sua travolgente performance alla regia non lascia spazio ad alcuno “spiegone”.
1.7Voto KotaWorld.it1Trama3Cast1Interpretazione