Negli ultimi anni, il panorama videoludico horror ha vissuto una vera e propria rinascita, grazie a titoli del calibro di Resident Evil 4 Remake, Silent Hill 2 Remake, Alan Wake 2, per non parlare dell'estremamente prolifica fabbrica indie, che ci ha donato altri gioielli come Signalis, Inscryption o The Mortuary Assistant, giusto per citarne qualcuno.
In questo contesto di fervida creatività, spicca un'opera intrigante e promettente: Karma: The Dark World. Questo thriller psicologico in prima persona sviluppato da Pollard Studio si presenta con un'audacia artistica rara, cercando di abbattere il confine tra cinema e gameplay in una danza inquietante tra realtà alternative e introspezione profonda. Le sue atmosfere cupe, le scelte stilistiche e l'ambizione narrativa lo rendono già un candidato ideale per diventare un vero punto di riferimento nel panorama horror contemporaneo.
Incubo Orwelliano nell'ombra del Leviatano
La trama di Karma ci porta in una Germania Est alternativa nel 1984, sotto la pesante cappa di una corporazione totalitaria: la Leviathan Corporation. Il regime è chiaramente ipercapitalista e opprime la popolazione tramite una costante sorveglianza e la somministrazione sistematica di droghe psicotrope. La Leviathan Corporation, personificata da una IA centrale chiamata "Mother", manipola ogni aspetto della vita dei cittadini. Mother impartisce ordini, elogia e punisce, portando il giocatore a interrogarsi continuamente sulla moralità delle proprie azioni. Il mondo distorto di KARMA è un labirinto psicologico in cui il giocatore stesso diventa vittima e carnefice della propria mente.
In questo mondo distorto e surreale, i cittadini vengono classificati in rigide classi sociali e presentano monitor televisivi al posto delle teste, metafora crudele e geniale di una società completamente assoggettata allo sguardo indiscreto e implacabile dell'autorità. Nel ruolo del protagonista, Daniel McGovern, agente speciale della "Thought Bureau" del Leviathan, ci ritroviamo immersi in una serie di inquietanti indagini psicologiche. Il nostro compito sembra semplice: investigare crimini e ribellioni entrando letteralmente nelle menti dei sospettati attraverso una tecnologia avanzata, ma ben presto il confine tra giusto e sbagliato, verità e menzogna, realtà e finzione, comincia a dissolversi.
È una storia, quella di KARMA, che non teme di mettere sul tavolo i suoi riferimenti cinematografici e letterari, richiamando apertamente Orwell e Huxley, ma anche David Lynch, il maestro Hideo Kojima e persino le atmosfere surreali di Christopher Nolan. La scrittura è frenetica, densa, talvolta soffocante, e non concede pause: ogni scena porta con sé un peso narrativo che ci spinge a continuare, nonostante l'inquietudine sempre crescente.
La narrazione si sviluppa con un taglio cinematografico non lineare, saltando avanti e indietro tra il 1966 e il 1984, creando così una struttura frammentata che ci costringe a ricomporre memorie, puzzle e indizi sparsi per ricostruire l’identità stessa del protagonista. Daniel scoprirà ben presto che la realtà, così come egli stesso, non è ciò che sembra. Amici, familiari e colleghi appaiono come figure ambigue, a volte alleate, altre ostili, o disperate. È attraverso queste complesse interazioni umane che il gioco esplora concetti come il controllo sociale, la perdita dell’identità e la ricerca di significato individuale in un regime totalitario.
Mind dive
KARMA è un’esperienza horror psicologica che mescola abilmente esplorazione, stealth, puzzle-solving e investigazione, in un viaggio che risulta disturbante e affascinante allo stesso tempo. L'obiettivo principale, come anticipato, è quello di investigare crimini contro la corporazione Leviathan utilizzando dispositivi avanzati per sondare le menti dei sospettati, alla ricerca di prove e punti deboli da sfruttare durante gli interrogatori.
Questo meccanismo, già affascinante sulla carta, diventa straordinario pad alla mano: il giocatore è costretto a esplorare ambienti surreali, composti da memorie distorte, simboli inquietanti e continue metafore visive. La narrazione non lineare e il salto temporale continuo tra presente e passato accrescono il senso di confusione, immergendo il giocatore nella stessa disorientante esperienza vissuta dal protagonista. Anche la stessa lentezza nei movimenti di Daniel, quasi riluttante nell'avanzare, amplifica la tensione e crea una sensazione costante di ansia e di disagio.
Per procedere sarà necessario risolvere enigmi ambientali e puzzle che, probabilmente, rappresentano forse l'unico vero e proprio punto debole del titolo, risultando spesso troppo semplici e banali rispetto a un setting e una narrativa che banali non sono affatto.
Ciò in cui invece KARMA riesce benissimo è nel trasmettere il continuo disagio, la sensazione di essere sempre osservati, sempre giudicati. Questo effetto psicologico è reso magistralmente attraverso i dettagli, come gli strumenti di sorveglianza sempre presenti e pronti a registrare ogni minima infrazione sociale, le continue interazioni con Mother e alcuni brevi test attitudinali inframmezzati nel gameplay. Tutto è catalogato, tutto ha conseguenze: persino un vestito macchiato o una piccola perdita di tempo durante l'orario lavorativo diventano colpe imperdonabili. Questo approccio all'orrore è estremamente efficace, non solo perché gioca sulla paura primordiale di perdere la propria libertà, ma anche perché lo fa con una tale naturalezza da sembrare quasi inevitabile.
Karma è dunque un thriller psicologico puro, che privilegia un approccio narrativo e atmosferico piuttosto che jumpscare banali (per quanto qualcuno ci sia comunque): una scelta vincente, soprattutto per chi ama lasciarsi avvolgere completamente dalla storia.
Incubi digitali
Il comparto tecnico di KARMA: The Dark World è affascinante non tanto per l'incredibile cura nella realizzazione grafica, quanto per la maestria con cui ogni dettaglio è usato per creare un'atmosfera inquietante e surreale. La direzione artistica è eccellente nel bilanciare il surreale con il reale, tanto da lasciare costantemente il giocatore con una sensazione di spaesamento. Luci fredde, penombre e improvvise distorsioni visive contribuiscono a un clima opprimente, mentre dettagli come le teste a forma di televisore ci trasportano immediatamente in un incubo orwelliano.
La colonna sonora è minimalista e inquietante, con improvvisi stacchi musicali che appaiono e scompaiono rapidamente, accentuando il senso di spaesamento e ansia. I suoni ambientali, bisbigli, passi, gemiti, aggiungono ulteriori livelli di paura psicologica, immergendo completamente il giocatore in un mondo che non lascia respiro. Ottimo lavoro anche per quanto riguarda il doppiaggio che, seppur con piccole eccezioni, risulta estremamente curato, con performance attoriali di assoluto spessore.
La cura artistica rispecchia fedelmente la visione di Pollard Studio, team indipendente di Shanghai composto da 19 persone, che punta a superare i confini narrativi tradizionali, utilizzando il medium videoludico come strumento di riflessione filosofica ed emozionale. KARMA diventa così un vero e proprio specchio distorto della realtà, sfidando il giocatore a confrontarsi con i temi della libertà individuale, dell'identità e del condizionamento sociale.
In conclusione
KARMA: The Dark World non è soltanto un ottimo horror psicologico, ma un’esperienza che riesce ad andare oltre il semplice intrattenimento, ponendosi come un ambizioso tentativo di esplorare i confini della mente umana attraverso il medium videoludico. Pollard Studio confeziona un prodotto destinato a lasciare il segno, ricco di spunti filosofici, atmosfere disturbanti e una narrativa intricata che saprà conquistare tanto gli appassionati di horror, quanto coloro che cercano nei videogiochi un'occasione per riflettere profondamente sulla realtà che li circonda. Un’esperienza da non perdere, capace di turbare, affascinare e lasciare una traccia indelebile nella memoria di chi avrà il coraggio di varcare la soglia oscura del mondo di KARMA.
8.7Voto KotaWorld.it9Grafica7.5Gameplay9.5Ottimizzazione