Che ci piaccia o meno la politica è un aspetto sociale che fa parte delle nostre vite, ricoprendo un ruolo molto importante sia negli aspetti socio-culturali che nelle relazioni sociali. Parliamo di politica con i nostri amici, ne sentiamo parlare per strada o nei telegiornali, e anche mentre scorriamo la home di qualsiasi social. Quindi, volenti o nolenti, la politica ricopre un ruolo fondamentale all’interno delle società e delle nostre vite, e chiaramente i videogiochi, in quanto medium (cioè uno strumento o un “intermediario”) che negli anni ha avuto enormi cambiamenti sia all’interno dell’aspetto economico, che dal punto di vista sociale, non sono da meno.
Ma poniamo un semplice quesito: è giusto parlare di politica all’interno dei videogiochi? Beh, non tutti possono esserne felici chiaramente, alcuni di noi vorrebbero “staccare il cervello” da quella che è la vita reale e rilassarsi sul loro divano di casa o sulla propria sedia, giocando serenamente a un qualsiasi videogame, mentre altri sostengono l’idea che un videogioco debba anche criticare quelli che sono alcuni aspetti delle società in cui viviamo, per sensibilizzare l’opinione pubblica su un determinato argomento ritenuto tabù o generalmente poco discusso.
Prendiamo per esempio uno degli titolii più discussi nel panorama videoludico recente, e cioè: The Last of Us 2. Ci ricorderemo tutti di quello che successe qualche tempo fa per questo videogioco ,si crearono enormi discussioni (e anche flame) riguardanti la sessualità di Ellie e di come (a detta di alcuni) il politicamente corretto avrebbe rovinato il titolo, facendoci giocare un personaggio omosessuale e da li sono fioccate le recensioni negative su Metacritic, un review bombing senza precedenti. The Last of Us 2 è appunto un’autentica bandiera LGBTQIA+ che cerca di trovare il giusto spazio al tema della discriminazione.
Un’altro esempio potremmo prenderlo in prestito dalla serie di Call of duty, che descrive la guerra sotto un punto di vista di chi quel prodotto lo ha commissionato. Oppure vi ricordate quando l’iran vietò Battlefield 3 perché nel gioco viene raffigurato un attacco dell'esercito americano alla città di Teheran e Behrooz Minaei, dirigente della Fondazione iraniana per i giochi elettronici dichiarò:”'Iran risponderà con un nuovo videogioco, ambientato in Israele, a quello americano che mette in scena un'invasione di Teheran da parte delle truppe Usa” Possiamo anche parlare di Rockstar Games, che per un giorno decise di rendere inaccessibili i server online di GTA 5 e Red Dead Redemption 2 per commemorare la morte di George Floyd.
Di esempi potremmo farne ancora molti, e potremmo discuterne per altre ore, ma penso che sia sufficiente così, no? Questo per farvi capire quanto la politica è intrisa nelle nostre vite, e si sta espandendo sempre più frequentemente pure nei videogames, che lo vogliamo oppure no.
Come abbiamo già detto, il videogioco è un medium, e come ogni altro medium, può essere utilizzato per trasmettere un messaggio (politico, di critica sociale, di empatia ecc ecc). Lo stesso Mussolini riuscì a capire l’importanza dei media, e infatti utilizzò il cinema (creando l’Istituto LUCE) per diffondere gli ideali del fascismo.
Chiaramente non tutti i messaggi politici sono diretti, in alcuni casi bisogna “codificare” alcune informazioni per poterle rivelare.
"If we didn't talk about politics, that would be a political message"
-Michel Koch