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Recensione Cobra Kai - Terza stagione
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Recensione Cobra Kai - Terza stagione

Sembra superfluo dirlo ma sappiamo tutti che ognuno di noi ha aspettato con ansia questo 2021 per poter dire addio ad un anno particolare, ricco di stravolgimenti sociali e personali.  Quello che forse alcuni non sanno è che c'è chi ha aspettato l'1 Gennaio del 2021 non solo per questioni scaramantiche ma anche per poter vedere la terza stagione di una delle serie Netflix più amate e seguite degli ultimi tempi : Cobra Kai

Per chi non conoscesse il titolo, Cobra Kai riprende, a più di 30 anni di distanza, le sorti dei protagonisti della serie di film cult degli anni 80 : The Karate Kid.
La visione è consigliatissima, poco impegnativa e a tratti comica. Mette d’accordo tutti giovani e meno giovani, appassionando sia per la componente Teen che per la quantità di riferimenti e flashback alle produzioni degli anni 80.

Ma concentriamoci nello specifico sulla terza stagione…

 7.3Voto KotaWorld.it8Trama7Interpretazione6Effetti8Soundtrack

La stagione uscita come detto il primo dell’anno su Netflix nella classica modalità binge watching è composta come le due precedenti da 10 episodi da circa 30 minuti l’uno.

Anche in questa stagione fanno comparsa molti volti noti dei vecchi film: oltre ai protagonisti Johnny Lawrence, Daniel LaRusso e John Kreese troviamo il già noto Bobby Brown(amico di Johnny) e le new entry Ali Mills (ex fidanzata di Johnny e di Daniel), Kumiko (ex fiamma di Daniel), Chozen Toguchi (ex avversario di Daniel) e Yuna (salvata da bambina da Daniel durante un tifone) tutti rigorosamente reinterpretati dagli stessi attori dei film anni 80.
Rispetto alle stagioni precedenti abbiamo due uscite su tutte da segnalare: Aisha Robinson (amica di Sam) e il mitico comic character Raymond “Pastinaca” (combattente over del Cobra Kai).

Per quanto riguarda la trama, risulta essere una stagione di transizione che lascia preludere un proseguimento ancor più sfavillante.
Come ormai ci ha abituato, Cobra Kai punta fortemente sulle dinamiche narrative dei rapporti interpersonali dei protagonisti lasciando un po’ in disparte qualche altro aspetto puramente visivo. Ancora una volta le inquadrature e le coreografie dei combattimenti risultano un po’ scadenti anche se pur sempre avvincenti. La stagione, che ha come titolo del primo episodio “le conseguenze”, si sviluppa interamente intorno a quelle che sono appunto le conseguenze dello scontro avvenuto nell’ultimo episodio della stagione precedente. Ad ogni modo i nuovi episodi vanno via piacevolmente anche grazie al mix di scene portate avanti dai registi. La normale story telling viene spesso intervallata da flashback che riportano alla memoria le storie passate dei protagonisti. Spesso questi corrispondono a spezzoni della vecchia filmografia; in alcuni casi invece aggiungono informazioni sia alla serie che ai film stessi, come ad esempio la parte in cui vengono svelate le esperienze passate di John Kreese che lo hanno reso così cinico e aggressivo.
Senza ombra di dubbio il punto forte di questa terza stagione è il viaggio di Daniel nella patria del sol levante. Fotografia di un cambiamento realmente avvenuto in un territorio ricco di tradizione ma anche di innovazione. Il viaggio ad Okinawa oltre che a riportare alla mente scene del secondo film della serie “The Karate Kid” porta come già anticipato la comparsa nella storia attuale di alcuni personaggi del passato legati a quei territori.
Sempre presente la componente comica, che nonostante l’uscita di scena del geniale personaggio “Pastinaca”, riesce comunque in molte occasioni a strappare un sorriso, soprattutto quando Sensei Lawrance tenta di utilizzare e arricchire il proprio account facebook.

Come detto però non tutto è perfetto, ma non è la perfezione che cerchiamo guardando questi titoli. Personalmente non sono molto contento dell’ormai ricorrente scena di combattimento tra le fazioni di ragazzi a colpi di karate. La scelta della location mi sembra un po’ troppo azzardata, per vari motivi.  Se nel caso della scuola, ultimo episodio della seconda stagione, il tutto poteva anche risultare più o meno reale svolgendosi in un ambiente comune, qui sembra non avere senso la scelta di farli combattere a casa di Sam. Intendiamoci è pur sempre una fiction, ma personalmente trovo gradevole quando nella finzione si cerca di non staccarsi troppo dalla realtà…e nella realtà dei ragazzi di 16 anni non irrompono a casa di altri spaccando le finestre e distruggendo tutto durante il combattimento.
Ad ogni modo la stagione mi ha preso profondamente anche grazie ad una serie di cliffhanger che rendono ancor più “appetitosa” la visione in successione dei vari episodi.
Il finale apre la porta alla quarta stagione ma per quella dovremo aspettare ancora un bel po’!

 

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