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Lost Records: Bloom & Rage Tape 2 - La Recensione (PC)
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Lost Records: Bloom & Rage Tape 2 - La Recensione (PC)

 

Recensire la seconda parte di un gioco suddiviso in due capitoli distinti, come nel caso di Lost Records: Bloom & Rage - Tape 2, è un compito tutt'altro che semplice. Il rischio è quello di valutare una mezza esperienza come se fosse un prodotto a sé stante, quando in realtà nasce in simbiosi con il suo predecessore. Tuttavia, per rispetto del formato scelto dagli sviluppatori di DON'T NOD e dell'esperienza dei giocatori che si approcceranno a ogni Tape separatamente, è giusto affrontare questa seconda metà come un'opera autonoma. E purtroppo, da questo punto di vista, le crepe iniziano a mostrarsi presto.

 

 

Se il primo episodio, Bloom, brillava per intensità emotiva, caratterizzazione brillante e un ritmo narrativo avvolgente, Rage sembra arrancare sotto il peso delle aspettative. La struttura rimane invariata: stesso impianto visivo, stessa colonna sonora sognante, stesso cast di personaggi. Ma ciò che manca è la magia, quel senso di scoperta e coinvolgimento che aveva fatto innamorare molti giocatori. Uno dei difetti più evidenti è la quasi totale assenza di gameplay attivo. La videocamera di Swann, uno degli strumenti più interessanti del primo episodio per costruire narrazione ambientale e agency del giocatore, viene abbandonata troppo presto, lasciando spazio a lunghe sequenze cinematiche. Di fatto, Tape 2 si trasforma spesso in una lunga serie di filmati intervallati da brevi momenti interattivi, come l’impacchettamento di una scatola per il trasloco o l’infiltrazione furtiva nella camera di Kat. Momenti che, per quanto emotivamente significativi, non riescono a compensare la povertà ludica complessiva.

 

 

Dal punto di vista strutturale, il problema più grande risiede nella durata. Dove Bloom offriva un viaggio completo attraverso i primi due atti del classico schema narrativo, con circa sette-otto ore di contenuti, Rage si limita a chiudere il terzo atto in appena quattro o cinque ore. Questo sbilanciamento rende il finale meno d’impatto, quasi frettoloso. Il climax emotivo arriva, ma non ha lo spazio necessario per respirare, per sedimentare, per travolgere davvero. Il ritmo, specialmente nelle fasi iniziali, è estremamente rallentato. I dialoghi, pur ben scritti, sono resi pesanti da una recitazione dilatata, come se ogni frase fosse scandita da pause infinite. Il risultato? Cutscene che sembrano interminabili, alcune delle quali avrebbero potuto essere sintetizzate senza perdere potenza drammatica. Questo rallentamento si traduce in un senso di frustrazione crescente, soprattutto per chi sperava in una progressione più dinamica.

 

 

Eppure, non tutto è da buttare. Tape 2 riesce comunque a regalare momenti narrativi di rara intensità. I rapporti tra le protagoniste, così fragili eppure così pieni di significato, sono esplorati con una sensibilità notevole. Due scene, in particolare, emergono con forza: l'incontro solitario tra Swann e Nora, carico di gesti silenziosi e regali pieni di sottotesto emotivo, e il toccante momento in cui Swann aiuta Kat a tagliarsi i capelli prima della chemioterapia. Sono istanti che non hanno bisogno di grandi parole per colpire al cuore. Purtroppo, però, questi picchi emotivi non bastano a compensare un intreccio che si sfilaccia sempre di più man mano che ci si avvicina al finale. La componente soprannaturale, introdotta timidamente nel primo episodio, viene sì ripresa ma mai approfondita a sufficienza da lasciare il segno. Si ha la sensazione che serva più come espediente atmosferico che come elemento realmente integrato nella storia.

 

 

A peggiorare il quadro ci pensa una componente tecnica decisamente sottotono. I bug sono numerosi e fastidiosi: personaggi che scompaiono e riappaiono all'improvviso, modelli che fluttuano sullo sfondo anche dopo aver lasciato la scena, labiale desincronizzato e linee di dialogo che si sovrappongono. Non si tratta di piccoli difetti trascurabili: sono problemi che spezzano l’immersione e compromettono la fluidità del racconto. Speriamo che futuri aggiornamenti possano sistemare questi difetti, ma al momento della nostra prova, l'esperienza è risultata decisamente penalizzata. Il colpo di grazia arriva con il finale. Invece di offrire una conclusione netta e soddisfacente, gli sviluppatori scelgono di lasciare in sospeso uno dei fili narrativi più cruciali, non tanto per alimentare l’ambiguità o stimolare la riflessione, quanto per suggerire (forse forzatamente) un possibile sequel. Il risultato è che la morte di Kat, momento cardine dell’intera vicenda, perde gran parte della sua forza emotiva a causa di una scena post-credit che sa più di teaser pubblicitario che di epilogo pensato.

 

 

In definitiva, Lost Records: Bloom & Rage - Tape 2 è un’esperienza che, pur partendo da basi solidissime, fatica a trovare la propria identità. Se preso come parte di un tutto, può essere salvato grazie a qualche scena memorabile e all’intensità dei rapporti tra i personaggi. Ma se valutato come opera singola, mostra tutti i limiti di una narrazione sbilanciata e di una struttura episodica gestita con poca lungimiranza. Un’occasione mancata, che lascia l’amaro in bocca a chi aveva visto nel primo episodio l'inizio di qualcosa di straordinario.

 

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