Ludopatia portami via. Quand’è che un gioco riesce a farci stare incollati allo schermo? Quando completata una sfida, il prossimo traguardo si trova dietro l’angolo, ma non è così facile da raggiungere come si pensasse. I creatori di “Raid: Shadow Legends” lo hanno capito benissimo e hanno spremuto il concetto fino all’ultima goccia. Si gioca nei panni di un comandante (livellabile) di una banda di eroi, i quali andando in giro per dungeon vari, crescono ovviamente di livello. Per introdurre un ulteriore grado di sfida, i programmatori hanno reso gli eroi livellabili anche in una seconda “dimensione”, infatti li si può far “ascendere” tramite pozioni da ottenere in dei dungeon “paralleli” a quelli dell’avventura principale. Tutto qua? No. I campioni hanno un certo livello di rarità e per ottenere quelli leggendari occorre faticare un bel po’. Il gioco non è un pay-per-win però e il sudore viene ricompensato. A proposito di sudore… I personaggi possono anche essere equipaggiati con 9 differenti tipi di oggetti, i quali garantiscono bonus a seconda della loro tipologia e della combinazione tra di essi. Gli oggetti sono, ovviamente, contraddistinti da una categoria di rarità e… udite, udite… Livellabili anch’essi. Indovinate cos’altro è livellabile? Le abilità dei personaggi. Ognuno ne ha a disposizione fino ad un massimo di 4 + un’aura (abilità passiva). Insomma “Raid: Shadow Legends” è un gioco da maniaci, ma devo ammettere che data l’enorme vastità delle personalizzazioni, demolisce il “metagame” completamente. Chiaro, dopo mesi di gioco, si cominciano a vedere altri giocatori utilizzare delle “combo” nell’arena PVP, ma giocare con quello che si ha a disposizione rende la costruzione di una squadra davvero tattica. Non è abbastanza? Aggiungeteci missioni giornaliere, settimanali, mensili, di raggiungimento livello, obiettivi particolari… Insomma, veniteme ad aiutà, che ‘sto gioco me sta a fa’ penà!
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Recensione: RAID Shadow Legends
Noldor