In un freddo e piovoso fine settimana di gennaio ho messo mano alla mia fidata Nintendo Switch e ho avviato Children of Silentown, un titolo di cui sapevo onestamente poco, fatta eccezione per la sua natura totalmente italiana. Nella manciata di ore che sono state necessarie a portare a termine tutti e cinque i capitoli che compongono questa cupa avventura grafica, ho avuto la possibilità di scoprire una piccola perla appartenente a questo genere.
Sia chiaro, non siamo ai livelli di mostri sacri alla Monkey Island, ma l'opera di Elf Games (studio già noto alle cronache videoludiche per il fiabesco Little Briar Rose) pubblicata da Daedalic Entertainment riesce a colpire il giocatore grazie agli azzeccatissimi disegni di Francesca "Fraffrog" Presentini nonchè alla bravura degli sceneggiatori, che sono stati in grado di far raccontare a dei bambini una storia dai temi piuttosto adulti, come la paura dell'ignoto, la colpevolizzazione delle vittime, e il coraggio che serve per opporsi a una realtà opprimente e soffocante.
"Fate silenzio bambini!"
Alzi la mano chi non si è mai sentito rivolgere questa frase almeno una volta negli anni della sua fanciullezza.
*frinire di grilli*
Personalmente trovavo questo "ordine" assolutamente impertinente e frustrante ma, essendo taciturno di natura, la cosa non mi toccava più di tanto. Anche i bambini di Silentown hanno loro malgrado imparato a convivere con questa imposizione: il loro villaggio, un ammasso disordinato di poche casette di legno, è infatti circondato da una folta foresta che si dice essere abitata da terribili mostri. Per difendersi dai loro spaventosi "vicini", gli abitanti del villaggio hanno ideato una serie di regole per limitare al massimo i casi di scomparsa di persone rapite, pare, dai mostri: niente grida o schiamazzi, sono concessi al massimo lievi sussurri per comunicare con gli altri e, per l'amor del cielo, non girovagare per le strade dopo il calar del sole. Al tramonto si possono infatti udire gli spaventosi ululati delle belve provenienti dalla foresta, roba da far venire i brividi.
Nella obbligata quiete di Silentown convivono, più o meno pacificamente, tre generazioni di cittadini: i più anziani, resi burberi da anni di sopportazione e accettazione della scomparsa di amici e parenti; gli adulti, responsabili di educare i bambini all'inflessibile "codice di condotta" del villaggio; e infine questi ultimi, i più piccoli, tra i quali spicca la nostra protagonista, Lucy.
Lucy ha 12 anni e vive una vita apparentemente normale con i suoi genitori e un gatto nero. Gioca con gli altri bambini del paese stando ben attenta a rientrare in casa prima del tramonto, per poi aiutare la madre a preparare la cena. Dopo aver cenato, però, la mamma di Lucy è solita darle lezioni di canto, attività non particolarmente apprezzata nel villaggio in quanto intrinsecamente rumorosa. La nostra protagonista, però, adora cantare e sarà proprio il canto una delle meccaniche principali che caratterizzeranno il gameplay di Children of Silentown, ma la vedremo in seguito. L'idillio, se così lo si può chiamare, termina bruscamente una sera quando la madre di Lucy, disubbidendo alle regole, esce di casa al calar del sole per riportare un utensile da cucina ad un'amica.
Non verrà mai più vista.
Nessuno, però, si stupisce più di tanto: la madre di Lucy dopotutto se l'è cercata, ha osato uscire di casa con il buio, era scontato che sarebbe stata rapita dai mostri. Così come nessuno fa nulla per tentare di ritrovarla: i cittadini di Silentown, specie i più anziani, si sono da anni rassegnati a subire inermi la scomparsa dei loro concittadini e sanno quanto sia inutile e pericoloso inoltrarsi nella foresta per cercare chi è scomparso. Lo sa bene soprattutto il padre di Lucy che, da bambino, ha perso la propria sorella proprio in questo modo.
Inizia dunque l'epopea di Lucy, in cui verranno messi ben in mostra il coraggio e la risolutezza (forse anche un pizzico di incoscienza tipica della giovane età) con cui indagherà ed esplorerà a fondo sia Silentown che la tanto misteriosa foresta, alla ricerca della madre scomparsa e, soprattutto, di risposte.
Spremere le meningi
Il gameplay di Children of Silentown risulta estremamente canonico: dovremo esplorare attentamente gli scenari, interagire con vari oggetti, eventualmente combinarli e utilizzarli per risolvere gli enigmi ambientali sparsi per la città/foresta e poter quindi proseguire con la trama. Gli enigmi sono generalmente abbastanza facili e immediati ma non sono mancate occasioni in cui mi è toccato girare più volte a vuoto per riuscire a capire cosa dovessi fare o con quale oggetto avessi mancato di interagire. Nella versione Switch bisogna infatti avvicinarsi fisicamente a un oggetto per far comparire l'icona di interazione, al contrario della versione PC che presenta un cursore che può essere mosso per lo scenario in modo da individuare gli oggetti con cui è possibile interagire senza doversi per forza muovere.
La meccanica peculiare del titolo di Elf Games è, come accennavo prima, quella del canto: durante lo svolgimento della storia Lucy imparerà tre canzoni che le permetteranno di dare il via a determinati minigiochi: potremo letteralmente ricucire i pensieri dei vari abitanti di Silentown, rievocare delle loro memorie oppure rendere visibile ciò che visibile non è. Esiste inoltre un quarto canto segreto, che richiederà di svolgere determinate azioni "extra" per essere sbloccato, e che renderà disponibile un ulteriore possibile finale per la storia di Lucy (ad ogni canto corrisponde un possibile finale a scelta).
Anche gli stessi minigiochi risultano essere abbastanza fattibili e non spezzano eccessivamente il ritmo della narrazione, un ottimo compromesso quello degli sviluppatori per rendere il gioco accessibile anche ai meno avvezzi ai puzzle-game o a chi sia interessato principalmente alla storia e non al mettere in mostra le proprie abilità intellettive.
Estetica burtoniana
Quello che sicuramente mi ha colpito di più di Children of Silentown è il comparto tecnico-artistico. Il lavoro della nostra brava Fraffrog è davvero encomiabile, riuscendo ad aggiungere spessore e carattere a una storia già di per sè tetra. Uno stile grafico in 2D semplice e tristemente grazioso, se vogliamo. I grandi occhi vacui dei personaggi, l'assenza di bocca, gli arti appena accennati, tutto contribuisce a ribadire che la storia all'interno della quale ci stiamo inoltrando non può e non avrà un lieto fine. Anche gli sfondi e le ambientazioni non sono da meno, contribuendo a creare un'atmosfera tra il fiabesco e l'onirico.
Peccato lo stesso non si possa dire per quanto riguarda il comparto audio, con effetti sonori non entusiasmanti e una voce narrante (nella versione inglese) non abbastanza incisiva e decisamente anonima. Così come anonima risulta essere gran parte della colonna sonora, fatta eccezione per la traccia finale, quella che suona durante lo scorrere dei "credits".
Un piccolo accenno alle prestazioni decisamente soddisfacenti della versione Switch, con i 60fps a fare quasi da costante, escluso qualche sporadico calo. Un titolo, questo, che si presta benissimo al gioco in portabilità, ma avendolo divorato in un paio di pomeriggi non abbiamo potuto godere di questa esperienza
In conclusione
Nonostante si lasci completare in poche ore e non sia particolarmente "rigiocabilità-friendly", Children of Silentown è un'avventura che mi ha appassionato e coinvolto fino alla fine. Inutile nascondere però l'amaro in bocca suscitatomi dall'arrivo a dir poco frettoloso del finale, o meglio, dei finali, che concludono in maniera un po' raffazzonata una narrazione che nel resto del gioco era stata pressochè perfetta.
Non ritengo inoltre la sua facilità un difetto, tutt'altro, apprezzo la volontà degli sviluppatori di concentrarsi su storie e tematiche interessanti, piuttosto che su puzzle inutilmente complessi e frustranti. Dopo Little Briar Rose, Elf Games dimostra la sua maturità con un progetto visivamente e tecnicamente ineccepibile, a conferma che anche nel Bel Paese è possibile realizzare videogiochi di qualità.
7.5Voto KotaWorld.it7.5Grafica7Gameplay8Ottimizzazione