1967, la petroliera Torrey Canyon tipo Suemaz LR2 si incaglia nel Mar Celtico, oltre 120.000 tonnellate di greggio si riversano nell’Atlantico, colpendo le coste della Cornovaglia. Sarà il primo rilevante disastro ambientale dovuto allo sversamento in mare di grandi quantità di petrolio e alla successiva contaminazione costiera da parte del petrolio fuoriuscito.
16 marzo 1978, la petroliera Amoco Cadiz naufraga al largo delle coste bretoni, riversando in mare circa 220.000 tonnellate di petrolio greggio. La marea nera contaminerà circa 320 km di costa francese, causando la morte di milioni di molluschi, ricci di mare e circa 20.000 uccelli marini.
1989, la petroliera Exxon Valdez si incaglia nel Prince William Sound, in Alaska. 40 milioni di litri di petrolio vanno dispersi A distanza di oltre tre decenni, alcune aree continuano a mostrare segni di contaminazione.
14 aprile 1991, la petroliera Haven esplode e affonda nel Golfo di Genova, causando lo sversamento di circa 144.000 tonnellate di petrolio. Questo evento è considerato il più grave disastro ambientale nel Mediterraneo.
Aprile 2010, Golfo del Messico, un'esplosione sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon causa la fuoriuscita di circa 780 milioni di litri di petrolio. Sarà il disastro petrolifero più grave della storia.
Questi sono solo alcuni dei maggiori disastri petroliferi della storia umana, le cosiddette maree nere. Ma mentre questi eventi colpiscono per la rapidità con cui si manifestano, il vero nemico è spesso invisibile, costante, e molto più subdolo: la plastica.
Ogni anno, tra le 4,8 e le 12,7 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, secondo il WWF. Attualmente, più di 150 milioni di tonnellate di plastica galleggiano già nei nostri mari, e se non cambiamo rotta, entro il 2050 il peso della plastica potrebbe superare quello di tutti i pesci messi insieme, è quanto afferma la Fondazione Ellen MacArthur. Un ecosistema che abbiamo soltanto minimamente esplorato ma che le attività umane hanno già compromesso in modo grave: la pesca intensiva, gli scarichi industriali e la distruzione degli habitat costieri stanno lasciando cicatrici profonde.
Le microplastiche poi, minuscoli frammenti inferiori ai 5 millimetri, si sono diffuse ovunque: dai ghiacci artici ai fondali più remoti. Ogni anno ne vengono disperse circa 1,5 milioni di tonnellate, invisibili a occhio nudo ma letali per la fauna marina. Secondo il WWF, più di 700 specie marine sono colpite da plastica ingerita o da intrappolamento. Alcune ne muoiono, altre si ammalano, altre ancora finiscono nella nostra catena alimentare. E in Italia, la situazione non è migliore: in media si contano 409 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia, con picchi che arrivano a 535 sull’Adriatico (fonte ISTAT).
Ma in questo scenario scoraggiante, c’è anche chi, pur con mezzi semplici, prova a fare la propria parte. Anche solo virtualmente.
Una barchetta, un gesto, un controller: Spilled! è un videogioco che non salva il pianeta, ma ci ricorda quanto sarebbe bello provarci. Un titolo piccolo, ma con un messaggio enorme.
Una goccia nell'oceano
Niente riflessi da eSport, niente sfide punitive in stile Soulslike. Qui si vince con la pazienza, la gentilezza e... una barca per pulire l’oceano. Sviluppato da un singolo sviluppatore sotto il nome di Lente, Spilled! è un’esperienza breve ma sorprendentemente curata. L’obiettivo? Raccogliere i rifiuti galleggianti, bonificare le chiazze di petrolio, riciclare i materiali e salvare teneri animali marini. Il tutto mentre si esplorano zone sempre più ampie, sbloccando potenziamenti per la propria imbarcazione che rendono la pulizia via via più efficiente.
In poco più di un’ora – sì, il gioco si può completare al 100% in quel tempo – si attraversano ambienti marini dall’aspetto inizialmente desolante che, man mano che vengono ripuliti, si trasformano in paesaggi luminosi e vivi. Il passaggio da acqua torbida e inquinata a limpide distese blu è una ricompensa visiva potente. Una piccola magia, resa possibile da una direzione artistica ispirata e da un uso intelligente del colore e della UI (il serbatoio dell’olio, ad esempio, è visibile sulla barca e non rappresentato da una banale barra percentuale).
La colonna sonora accompagna perfettamente il tono rilassato del gameplay, con tracce soft che invogliano a prendersi una pausa e magari rimanere semplicemente in ascolto, anche quando non si sta raccogliendo nulla.
C’è chi potrebbe storcere il naso davanti alla durata contenuta inferiore all’ora, ma sarebbe un errore fermarsi solo al conteggio dei minuti (il gioco, dopotutto, costa poco più di 5€). Spilled! è un’esperienza compatta, ma piena di cura: non ci sono bug evidenti, tutto funziona in modo fluido (anche su Steam Deck), e l’interfaccia è chiara e ben studiata.
Sebbene la formula sia semplice, il potenziale per espanderla, volendo, è notevole. Molti utenti, e chi scrive, sperano in un sequel o in aggiornamenti che aggiungano modalità extra, come una modalità infinita con ecosistema dinamico o la possibilità di esplorare liberamente i mari. L’idea di un endgame meditativo, dove navigare e ripulire senza fretta, si sposerebbe perfettamente con l’identità del gioco.
La componente “collezionabile” degli animali trovati durante la pulizia aggiunge un pizzico di motivazione in più, e l’iniziativa benefica (una parte delle vendite viene donata alla Whale & Dolphin Conservation) conferisce ulteriore valore al pacchetto.
In conclusione
Spilled! non rivoluziona il mondo del gaming, ma prova a scuotere il mondo vero, sempre con delicatezza e raffinatezza. È un’esperienza rilassante, positiva e sorprendentemente elegante, che dimostra quanto si possa trasmettere anche con poco. Ci lascia con l'amaro in bocca non per la durata, bensì per la rinnovata consapevolezza che l'uomo sta distruggendo il suo habitat, senza alcun ritegno per le altre specie che condividono con noi questo insignificante sasso che orbita nella sconfinatezza dell'Universo.
Per il prezzo simbolico (meno di 6 euro al lancio), è difficile non consigliarlo.
8.5Voto KotaWorld.it8Grafica7Gameplay9Ottimizzazione10Messaggio