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Phoenix Springs - La Recensione (PC)
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Phoenix Springs - La Recensione (PC)

 

Calligram Studio fa il suo debutto con un'opera sorprendente che immerge i giocatori in un mondo in costante e ipnotica metamorfosi, fatto di linee volutamente abbozzate, ombre cupe come la pece e tinte primarie vivide. Phoenix Springs, questa avventura punta e clicca dal misterioso fascino neo-noir, mescola sapientemente l’incubo surrealista al sogno sfuggente e irraggiungibile.

Già prima del suo lancio, il titolo aveva attirato una serie di riconoscimenti: è stato selezionato ufficialmente al Day of the Devs 2024, ha vinto il premio "Best Art Direction" all'Indie X Lisbon 2022 e il prestigioso WINGS all'A Maze 2024. Inoltre, ha ricevuto il premio "Best of British" al London Games Festival 2024 e si è distinto con i titoli di "Critic's Choice" e "Most Anticipated" all'Indie Cup UK 2023.

Colpito dalla sua estetica unica e dal cripticismo della narrazione, mi sono lasciato avvolgere dal suo mondo psichedelico, dove ogni scena è una porta verso il mistero.

 

 

Il mio fratellino minore

 

Quello che inizia come un classico gioco investigativo, parlare con sconosciuti, frugare tra oggetti abbandonati e seguire indizi trovati online, si trasforma rapidamente in un’esperienza molto più complessa e profonda. Nei panni di Iris, una giornalista alla ricerca del fratello scomparso, Leo Dormer, ci ritroviamo immersi in un mondo desolante e disincantato, un contesto postmoderno e postcapitalista segnato da rivolte e scontri su questioni bioetiche. L’atmosfera di decadenza pervade ogni dettaglio, e si avverte la sensazione che questo mondo stia scivolando verso una rovina inevitabile.

La struttura del gameplay, pur rispettando le classiche meccaniche di osservazione, dialogo e interazione con oggetti, si allontana dalle convenzioni tradizionali del genere. Invece di un classico inventario, Iris raccoglie indizi in una sorta di mappa mentale che le consente di riflettere e collegare le informazioni. Questa mappa può essere usata per elaborare i pensieri di Iris o per esplorare più a fondo l’ambiente e i dialoghi con i personaggi, trasformando ogni interazione in un’opportunità per far emergere dettagli nascosti e strati narrativi sottili. 

La gestione degli indizi permette un’interazione fluida con il mondo di gioco e incoraggia una riflessione costante, evitando la frustrazione dei rompicapo rigidi e spesso arbitrari delle avventure grafiche degli anni '90 (anche se, in un paio di situazioni, ci si avvicina a quella complessità). Quando commetto errori nel collegare una pista a un oggetto, il gioco riconosce comunque la logica dietro le mie scelte e risponde in modo coerente, facendo sentire i tentativi sbagliati come parte del processo investigativo piuttosto che semplici errori. Questa cura nel design è una delle caratteristiche che ho apprezzato di più, rendendo l'esperienza di gioco non solo immersiva ma anche gratificante per chi desidera esplorare senza essere costretto in rigidi schemi di risoluzione.

 

 

 

Il primo atto di Phoenix Springs è un mistero neo-noir straordinariamente teso e brillante, che si dipana in un crescendo di tensione e ambiguità, mantenendo il giocatore in bilico tra curiosità e inquietudine. La struttura narrativa segue un ritmo accattivante, dove ogni nuovo indizio sembra affiorare quasi per caso, come un dettaglio lasciato intenzionalmente in bella vista e al tempo stesso nascosto, invitando a una scoperta lenta e meticolosa. L’intero mondo di gioco contribuisce a questa atmosfera opprimente: un luogo che, con le sue linee indefinite, le ombre profonde e i colori accesi, sembra animato da una volontà propria, restio a svelare fino in fondo i propri segreti. Mentre Iris esplora questo paesaggio desolato e surreale, ogni personaggio, oggetto o frammento di dialogo suggerisce una storia taciuta, un indizio criptico che può o meno rivelarsi rilevante. Il giocatore si trova così in una costante tensione tra il desiderio di scoprire la verità e il sospetto che alcune risposte siano destinate a rimanere nascoste, come se il mondo di Phoenix Springs custodisse gelosamente i suoi misteri, proteggendoli da occhi indiscreti.

 

 

Poi, però, arrivano le parole fatali, sussurrate con un tono carico di un’inquietudine che si insinua sottopelle: "Non andare a Phoenix Springs." La frase, pronunciata da una figura la cui presenza sfida ogni logica temporale, sembra sospesa tra realtà e sogno, echeggiando come un oscuro avvertimento.

Da quel momento, tutto assume una piega drammatica.

 

Mi sta aspettando

 

Quando Iris scende dal treno e raggiunge l’oasi di Phoenix Springs,  una vasta distesa verde incastonata nel cuore di un deserto arroventato dal sole, la realtà concreta sembra dissolversi in un sogno sfuggente. Qui, il gioco abbandona la spinta narrativa avvincente e la chiarezza del suo mistero iniziale, trasformandosi in un’esperienza d’atmosfera opprimente e quasi indecifrabile Un paesaggio disseminato di rovine antiche e frutteti meticolosamente curati, in cui i confini tra geografia e simbolismo si dissolvono, rendendoli quasi indistinguibili. Gli abitanti di questo luogo, lontani dall’essere persone comuni, appaiono come ombre sbiadite di sé stessi, riflessi distanti intrappolati in dialoghi criptici e frammentati. Le loro parole, cariche di un’enigmaticità costante, creano un’atmosfera sospesa e rarefatta, che da affascinante si trasforma presto in un peso per la mente, estenuando con la sua evasività e la sensazione di una verità sempre fuori portata.

 

 

"Treni di pensieri sconcertanti, non sequitur, risposte irrilevanti," mormora Iris, la sua voce imperturbabile mentre osserva lo sgretolarsi della logica intorno a lei. Le conversazioni diventano labirinti di frasi evasive, frammenti di verità sospese in aria, come se ogni dialogo fosse progettato per depistare piuttosto che chiarire. Phoenix Springs stessa si trasforma in un enigma visivo e simbolico, un luogo in cui il confine tra reale e irreale sfuma inesorabilmente. Il giocatore si ritrova sospeso in questa ambiguità, attratto dall’esplorazione e, al contempo, sopraffatto da un profondo senso di disorientamento, come se ogni passo lo portasse più lontano dalla verità.

L'atmosfera non è mai meno che inquietante.

 

 

O si continua a scavare, seguendo ogni brandello di indizio nella speranza di una rivelazione, oppure si finisce col perdere del tutto la pazienza, frustrati da una narrazione che sembra quasi divertirsi a mantenersi oscura. Nonostante dunque le premesse fossero solide e tutti gli elementi meccanici e narrativi promettessero un grande mistero, alla fine non sono riuscito a raccogliere abbastanza pezzi della sceneggiatura per uscirne appagato, devo ammetterlo. La storia, pur intrigante e concettualmente ambiziosa, si è rivelata talmente astratta da rendere difficile trovare un filo conduttore che desse un senso compiuto al suo esito.

 

Tecnicamente parlando

 

Abbiamo testato Phoenix Springs sulla seguente configurazione:

 

AMD Ryzen 7 3700x @ 3.60 GHz

Gigabyte RTX AORUS Master 3080 Ti 12Gb

Corsair Vengeance RGB RT 32GB DDR4 3600MHz

Monitor LG 34GN850 a risoluzione 3440x1440 (21:9)

 

La palette di colori opachi e l'armoniosa fusione di elementi 2D e 3D donano al gioco un aspetto che ricorda una sequenza rotoscopata, mentre gli angoli insoliti e le ombre drammatiche offrono un impatto visivo audace fin dal primo sguardo. Questi dettagli aggiungono una dimensione surreale che amplifica il senso di mistero e inquietudine del gioco. Il comparto audio del gioco, inoltre, intensifica la sua atmosfera straniante. Iris, doppiata da Alex Anderson Crow (vi giuro che inizialmente ero convinto fosse stata doppiata usando l'IA), offre una narrazione costante: commenta ogni elemento su cui si fa clic, esterna i propri pensieri, descrive ciò che la circonda e recita persino i dialoghi degli altri personaggi. La sua voce monotona, intrisa di un nichilismo tagliente, riflette una visione del mondo cruda, in sintonia con l’ambiente desolante in cui si muove. Questa narrazione sonora, diretta e senza fronzoli, crea un’eco della desolazione e dell’oscurità che permea Phoenix Springs, rafforzando il legame tra personaggio e mondo di gioco.

 

In conclusione

 

Phoenix Springs è un viaggio neo-noir in un mondo sospeso tra sogno e realtà, dove l’estetica surreale, il comparto audio immersivo e la narrazione nichilista di Iris si combinano per creare un’esperienza unica e profondamente atmosferica. I personaggi enigmatici e i dialoghi criptici rafforzano un’atmosfera di costante mistero, e sebbene il comparto narrativo sia ambizioso, l’astrazione della trama e l’ambiguità dei dialoghi possono lasciare il giocatore perplesso, intrappolato tra la meraviglia visiva e una sensazione di incompiutezza. Gli eventi si sviluppano in modo volutamente frammentato, in bilico tra indizi lasciati in sospeso e rivelazioni incomplete, richiedendo una disponibilità a perdersi in un enigma che si rivela solo parzialmente. Per chi è disposto a immergersi in un mistero che gioca con l’idea di celare i propri segreti e sfida costantemente la comprensione, Phoenix Springs rappresenta una suggestione visiva e narrativa che affascina, intriga e inquieta, anche se la sua evasività potrebbe lasciare alcuni con un senso di insoddisfazione. Non è un’avventura che cerca di rispondere a tutto, ma piuttosto un’esperienza onirica che si rivolge a chi è disposto a vivere il viaggio tanto quanto a risolvere il mistero.

 

6.7Voto KotaWorld.it8Grafica5Gameplay7Ottimizzazione

 

 

 

 

 

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