Ogni tanto, nonostante la mia passione per i giochi hardcore e competitivi, vengo preso dalla voglia di approcciare un titolo più rilassante, più tranquillo. Vuoi per via della ormai ben nota pandemia, vuoi perchè la sessione di esami è ormai alle porte, negli ultimi giorni questo particolare desiderio è riemerso, ed ho quindi colto l'occasione per togliermi lo sfizio di giocare a un titolo che tenevo d'occhio da tempo. Sto parlando di TASOMACHI: Behind the Twilight. Contrazione di "Tasogare ni nemuru machi", traducibile all'incirca come "Città addormentata nel crepuscolo", questo grazioso titolo indie è in realtà supportato da artisti come Nocras, già noto per il suo lavoro su Final Fantasy XIV e The Legend of Zelda: Breath of The Wild, Ujico*/Snail's House, polimorfico musicista elettronico giapponese, e dal piccolo team di sviluppo Orbital Express.
Viandante sul mare di nebbia
TASOMACHI è in tutto e per tutto un Collectathlon, un genere di videogiochi molto in voga in passato (Super Mario 64 e Banjoo Kazooie vi dicono niente?), ad oggi però molto scarsamente rappresentato nel panorama videoludico. L'obiettivo fondamentale, che poi è anche l'unico, è quello di recuperare tutta una serie di collezionabili sparsi nel mondo di gioco, esplorando senza sosta, centimetro per centimetro. Per farlo prenderemo il controllo di Yukumo, una giovane ragazza di cui sappiamo ben poco, se non che sta viaggiando sulla sua aeronave (che ricorda molto quelle già viste in FFXIV) alla volta della città di To-En. Un guasto improvviso al velivolo ci costringe però a un atterraggio di emergenza nella cittadella di Silent Valley, completamente avvolta da una foschia misteriosa. Qui faremo la conoscenza di Kogara, unico/a abitante della valle appartenente alla specie dei Nezu (si, come il preside di My Hero Academia). Da lui/lei verremo a conoscenza di una tragica notizia: la nebbia che avvolge la Silent Valley ha in realtà invaso tutta la regione e l'unico modo per riuscire a risvegliare le varie città dal plumbeo torpore in cui sono cadute è quello di recarsi nei Santuari sparsi per il mondo di gioco e ripristinare la benedizione dell'Albero Sacro. Per accedere a tali santuari sarà necessario recuperare un numero sufficiente di Fonti della Terra, i collezionabili fondamentali di cui parlavamo. Queste le premesse narrative volutamente semplici, e assolutamente non indispensabili, per godere appieno di quello che è e vuole essere TASOMACHI.
Collezionali tutti
La vera essenza di TASOMACHI sta nel piacere di saltellare per gli stupendi scenari creati dalla sapiente mano di Nocras in costante di ricerca di una nuova Fonte della Terra da aggiungere al nostro inventario. Le ambientazioni sono ciò che lascia davvero a bocca aperta del titolo, con un'estetica che mescola sapientemente la cultura tradizionale nipponica e la più recente pop-art di stampo anime. Se dapprima i collezionabili che potremo raggiungere saranno limitati, visitare nuovi Santuari ci permetterà non solo di liberare le città dalla nebbia che incombe su di loro, ma anche di apprendere preziose nuove abilità, come ad esempio il doppio salto, che ci permetteranno di arrivare in luoghi precedentemente irraggiungibili, con un senso di progresso costante davvero soddisfacente. Al ritmo tranquillo e rilassato che contraddistingue le fasi esplorative si oppone invece un ritmo più serrato nelle fasi all'interno dei Santuari, in cui dovremo superare delle prove di platforming per poter ottenere la benedizione dell'Albero. Quasi a voler rimarcare la voluta assenza di difficoltà del titolo, sarà possibile "comprarsi" il completamento automatico delle sfide con delle monete che potremo recuperare in giro per la mappa. A onor del vero c'è però da dire che le meccaniche di movimento e salto, per un titolo che si basa fondamentalmente sul platforming, sono tutt'altro che eccelse, con un leggero input lag e una fisica dei salti "ballerina" che potrebbero determinare qualche morte accidentale di troppo, minando la calma zen raggiunta giocando precedentemente.
Una volta ottenute 90 Fonti della Terra finalmente potremo riparare la nostra aeronave, ed è qui che forse il titolo raggiunge la sua massima espressione, sia in termini artistici che di gameplay. Potremo infatti usare il velivolo non solo per spostarci tra le varie macro-aree che compongono il gioco, ma potremo volare anche all'interno dei vari scenari già precedentemente visitati a piedi, scoprendo così ulteriori aree da esplorare e che ci erano prima ovviamente precluse. E' innegabile comunque che nella decina di ore necessarie al completamento del titolo (che ovviamente diventano molte di più qualora siate degli avidi collezionisti e vogliate recuperare tutti i collezionabili), l'assenza di un vero e proprio senso di sfida potrebbe scoraggiare una fetta di giocatori alla ricerca di altro. E lo stesso si potrebbe dire anche del sottoscritto ma, come detto in apertura, il periodo che ho scelto per giocare TASOMACHI è stato propizio e assolutamente adatto a godere appieno del titolo e dello spirito che gli sviluppatori hanno voluto racchiudere in esso.
Tecnicamente parlando
Abbiamo provato TASOMACHI Behind the Twilight sulla seguente configurazione:
AMD Ryzen 7 3700x @ 3.60 GHz
Gigabyte GTX 1080 8Gb
Kingston Hyper x FURY (2x8Gb) DDR4
Risoluzione 3440x1440 (21:9)
Per essere un titolo indie TASOMACHI si è comportato davvero bene, con un frame-rate costante e uno stile grafico pulito e piacevole. La bellezza delle atmosfere e il design dei livelli disegnati da Nocras è innegabile, e porta il titolo a livelli sicuramente più alti, rendendo quindi palesi alcune mancanze dovute forse alla poca esperienza e al budget probabilmente limitato del neonato team di sviluppo. Alle già citate pecche nel sistema di movimento va aggiunta sicuramente la mancanza di attenzione per alcuni dettagli, soprattutto per quanto riguarda la qualità di animazioni (la protagonista Yukumo non sbatte mai le palpebre, è inquietante >.<) e sfondi, un po' troppo poligonati. Se a questo aggiungiamo un'interfaccia un po' rozza e l'inspiegabile assenza di doppiaggio alcuno, beh basta e avanza per farci tornare coi piedi per terra in fase di scrutinio per la scelta del voto di TASOMACHI. Menzione d'onore per la colonna sonora, con sonorità elettroniche più o meno sperimentali che, sebbene talvolta sembrino un po' fuori posto, non ho potuto fare a meno di apprezzare.
In conclusione
Mi è piaciuto TASOMACHI Behind the Twilight? Beh inaspettatamente si. Inaspettatamente perchè mi conosco, sono un giocatore che più che rilassarsi giocando ha bisogno di una sfida, di competere, di migliorarsi o comunque progredire in qualche modo. In base a questo il titolo di Orbital Express sembrerebbe quasi in pieno contrasto con i miei gusti, eppure, forse è vero che gli opposti talvolta si attraggono. E tanto per rimanere in tema clichè forse è anche vero che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, perchè esistono valanghe di titoli ben più blasonati e rifiniti di TASOMACHI, che però mi hanno lasciato poco e nulla. La sensazione di star giocando a una tech-demo più che a un gioco fatto e finito c'è ed è innegabile, ma per una volta ho voluto liberarmi di ogni giudizio e pregiudizio e provare a scrivere una recensione semplicemente godendomi il viaggio, come farebbe un giocatore qualunque. Probabilmente a rapirmi è stata più l'atmosfera e lo stile artistico che il gameplay vero e proprio, ma non è forse vero che il videogioco deve essere un'esperienza audio-visiva, quale che essa sia?
7Voto KotaWorld.it7Grafica7Gameplay7Ottimizzazione