"Mi piace guidare nei giorni di pioggia
Quando come d'incanto Il tergicristallo va a tempo col pezzo Che sto ascoltando"Mi ritrovo moltissimo in queste parole che aprono "Io non sono razzista ma..." di Willie Peyote: amo la pioggia, adoro guidare, mi piace guidare sotto la pioggia. Il ticchettio delle gocce sul tetto, il suono ipnotico dei tergicristalli, ha qualcosa di protettivo e rassicurante, non saprei come spiegarlo meglio. Tuttavia, dopo aver giocato a Pacific Drive, il titolo di debutto di Ironwood Studios pubblicato da Kepler Interactive, tutto questo mi provoca un senso di odio: detesto la pioggia, detesto guidare, detesto le auto. Contrariamente al suo nome, in Pacific Drive non c'è assolutamente nulla di pacifico...
...eppure lo adoro alla follia per tutto questo.
Benvenuti nella "Zona di Esclusione Olimpica"
Nel 1947, l'organizzazione governativa ARDA intraprese lo sviluppo di una tecnologia rivoluzionaria nella Penisola Olimpica, conosciuta come LIM tech. Le speranze per questa innovazione erano alte, ma nel 1955 iniziarono a emergere racconti di fenomeni inspiegabili e misteriose sparizioni nell'area. Questi eventi spinsero il governo a evacuare la popolazione locale e a erigere un imponente muro alto 300 metri, isolando un'area che divenne nota come Zona di Esclusione Olimpica. Nel corso dei successivi 30 anni, la zona subì espansioni mentre il governo conduceva ricerche approfondite sui fenomeni anomali che vi accadevano. Alla fine, senza alcuna spiegazione, la Zona venne abbandonata e sigillata.
Pacific Drive si svolge nel 1998, nella suddetta "Zona di Controllo Olimpica" (d'ora in poi ZEO). Il protagonista, chiamato semplicemente "Driver", si trova al volante di un furgoncino nei dintorni, quando viene "risucchiato" in questa area dominata da un fenomeno inspiegabile e intraprende quindi un viaggio per sfuggire dalla zona con l'aiuto degli abitanti locali. I primi a contattarlo via radio sono due scienziati rimasti nella zona, Tobias Barlow e Francis Cooke, che conducono il Driver in un garage di proprietà della dottoressa Ophelia "Oppy" Turner.
Con riluttanza, Oppy acconsente ad assistere il Driver, concedendogli l'uso del suo garage durante l'esplorazione della zona. Durante una conversazione, Oppy, Tobias e Francis spiegano che la zona è infestata da fenomeni paranormali noti come Anomalie, le quali hanno iniziato a manifestarsi dopo che ARDA ha avviato lo sviluppo della tecnologia LIM. Uno di questi fenomeni sembra essersi legato all'Autista. Questa entità, conosciuta come Remnant, si insedia in oggetti inanimati, creando un legame psichico con l'ospite e inducendolo in un'ossessione per l'oggetto che può portarlo alla follia.
Il Remnant in questione sarebbe proprio la station wagon guidata dal protagonista e l'obiettivo diventa subito quello di trovare un modo di separarci dalla nostra auto il prima possibile ma, ironia della sorte, per farlo dovremo addentrarci nelle profondità della ZEO, e, per farlo, la nostra station wagon ci sarà indispensabile per sopravvivere.
Gran parte della narrazione avviene tramite le conversazioni via radio tra i tre principali NPC, alle quali noi parteciperemo solo in qualità di ascoltatore passivo. Le loro conversazioni prendono a volte un tono umoristico, mentre in altri momenti si giunge a veri e propri alterchi via radio, con infine deflagranti battute, accompagnate dall'eccezionale colonna sonora del gioco, a calmare e le acque e restituire quel tocco di umanità facilmente smarribile durante l'esperienza. Tuttavia, questa componente non rende la trama o le meccaniche del gioco totalmente comprensibili. Al contrario, questo sono spesso avvolte nel mistero, il che può portare a scoperte straordinarie in certi momenti, ma anche a frustrazione e perdita di tempo in altri.
In tutta onestà, la modalità di narrazione prescelta (tramite dialoghi via radio e la lettura di documenti ritrovati durante i tour esplorativi) non mi ha aiutato a comprendere la trama al 100%. Riuscire a star dietro ai contorti discorsi di Oppy (uno degli scienziati) mentre lottavo disperatamente con il volante per cercare disperatamente di mantenere la rotta di questo rottame mentre schivavo alberi, cespugli, evitando di sgusciare in pendii ripidi e scoscesi, con tanto di melma radioattiva a piovere dal cielo privandomi via via delle portiere, dei finestrini e dei paraurti della mia auto (o di quello che ormai ne restava) non era propriamente semplice.
Un gameplay "anomalo"
Il gameplay loop è di per sè molto semplice e simil-roguelite: partendo dal garage di Oppy, il nostro porto sicuro, dovremo ogni volta partire per una "run" sfidando la sorte e le minacce nascoste nella ZEO per raggiungere il nostro obiettivo o semplicemente cercare provviste. Fallire in tutto questo porterà al respawn al garage e alla perdita della maggior parte degli oggetti che avevamo lootato nella run precedente. Sarà possibile tornare nel luogo in cui la nostra corsa si è tragicamente interrotta e trovare il rottame della nostra "vecchia" station wagon, dalla quale potremo recuperare parte del loot perso.
L'ampia e lussureggiante foresta del Pacifico nord-occidentale è di per sé splendida, ma è disseminata di rovine post-apocalittiche di rottami di auto, avamposti di ricerca e, soprattutto, di Anomalie.
Le Anomalie possono manifestarsi in varie forme. Alcune possono essere relativamente inoffensive, come una nuvola vorticosa di energia che prende letteralmente il controllo dell'auto sterzando a piacimento e azionando fanali, clacson e radio in maniera randomica. Altre si presentano sotto forma di robot fluttuanti. Tra queste, la più comune è quella che cattura l'auto e la trascina come un carroattrezzi fino a farla inevitabilmente schiantare addosso a un albero o una roccia. Un'altra variante, nota come Pickpocket, ruba pezzi casuali dell'auto, costringendo i conducenti a inseguirli per recuperarli.
Di per sè le Anomalie sono più fastidiose che spaventose, ma nel loro insieme contribuiscono a creare una persistente sensazione di ansia e angoscia, ci fanno sentire a disagio, esattamente come se non fossimo i benvenuti. La sensazione di pericolo costante è sostenuta anche dall'eccezionale lavoro svolto sulla componente sonora: gli effetti sonori ambientali svolgono il 90% del lavoro nel creare un'atmosfera dissociante e disturbante, il vero motore delle vibes di Pacific Drive.
Anatomia di una station wagon
Quando si torna al Garage, oltre a tirare un immenso sospiro di sollievo, si ha l'opportunità di migliorare l'auto utilizzando tutti i materiali che si è riusciti a recuperare. Anche se di solito bisogna prima sostituire qualche ruota e caricare la batteria perché i fari si sono spenti all'ultimo momento. La vita del Driver si ricarica in un click ma per ripristinare completamente l'auto dopo una run sfiancante può essere necessaria anche una ventina di minuti: questo ribadisce il concetto, abbastanza fondamentale, che il vero protagonista del gioco, in fin dei conti, è proprio lei, la vettura.
E se inizialmente odiavo questa fase del gioco, ritenendola un'inutile sospensione del ritmo, con il passare delle ore sono arrivato ad amarla, non solo perchè i viaggi si facevano sempre più faticosi e provanti dal punto di vista psicologico, ma anche perchè sbloccando nuovi componenti e materiali le possibilità di personalizzazione e miglioramento del veicoli crescevano esponenzialmente.
Sostituendo una ruota forata, rinforzando una portiera, migliorando il motore o cambiando la verniciatura, pian piano ci si rende conto che l'effetto del Remnant sfonda la quarta parete e rende noi stessi, il giocatore, ossessionati dal nostro veicolo, nostro unico vero compagno nella solitudine ostile della ZEO. Durante il gioco l'auto svilupperà dei quirk, dei comportamenti anomali, farà le bizze insomma. E starà a noi diagnosticarli per trattarli e rimuoverli...oppure no, perchè in fondo un po' di originalità non fa male a nessuno, no?
È possibile anche craftare miglioramenti per il Garage, come spazio per l'inventario aumentato o una pompa di benzina più efficiente; così come si possono creare degli indumenti che proteggano meglio il driver delle "intemperie" della ZEO, ma è impossibile non considerarli come elementi assolutamente secondari rispetto alla cura dell'auto, fondamentale anche per il proseguimento nella trama.
Non tutte le ciambelle...
Sebbene Pacific Drive offra un'esperienza incredibilmente unica, presenta alcune imperfezioni che possono rendere difficile il completamento del gioco. In particolare, il giocatore viene presto lasciato a se stesso: già alla terza spedizione, ci si aspetta che gran parte delle meccaniche di gioco vengano apprese attraverso il trial and error. Questo approccio può rivelarsi spietato, specialmente quando errori di cui non ci si rende conto possono danneggiare irreparabilmente l'auto, portando a perdite di tempo significative (considerando che una run media può durare anche un'ora e non è possibile salvare durante la stessa).
Inoltre, l'interfaccia utente è densa di informazioni e richiede un certo tempo per essere familiarizzata. È necessario navigare tra varie schede e sottomenu per trovare le ricette di crafting, gestire l'inventario e apprendere determinate azioni. Inoltre, il crafting diventa piuttosto impegnativo nei livelli avanzati del gioco, quando risorse fondamentali diventano incredibilmente scarse, talvolta costringendo il giocatore a rinunciare alla creazione e al test di specifici equipaggiamenti. Tuttavia, è da notare che il gioco può essere completato facilmente anche utilizzando equipaggiamento di livello intermedio.
Tecnicamente parlando
Abbiamo testato Pacific Drive sulla seguente configurazione:
AMD Ryzen 7 3700x @ 3.60 GHz
Gigabyte RTX AORUS Master 3080 Ti 12Gb
Corsair Vengeance RGB RT 32GB DDR4 3600MHz
Monitor LG 34GN850 a risoluzione 3440x1440 (21:9)
Il titolo di debutto di Ironwood si presenta in uno stato veramente buono, privo di bug importanti o di problemi più gravi. Resta però difficile capire come un titolo con una grafica del genere possa mettere in tale difficoltà una configurazione come la nostra, superando a malapena i 60fps nella maggior parte delle situazioni e addirittura scendendo al di sotto di questi nei momenti più concitati.
La semplicità grafica comunque mette lo stesso in mostra uno stile artistico di prim'ordine che fa davvero giustizia agli spettacolari scenari della penisola pacifica. Vero protagonista però il già citato comparto audio, sia per le ottime performance dei voice actors, sia per lo straordinario lavoro dei sound designer.
In conclusione
In conclusione, Pacific Drive offre un'esperienza unica che mescola abilmente elementi di esplorazione, sopravvivenza e narrativa. La sua storia intricata, ambientata in un mondo post-apocalittico intriso di misteri e pericoli, cattura l'attenzione del giocatore sin dall'inizio. Tuttavia, il gioco presenta alcune sfide, come la necessità di imparare le meccaniche di gioco attraverso il trial and error e la complessità dell'interfaccia utente, che possono causare frustrazione. Nonostante ciò, l'atmosfera coinvolgente, la componente sonora impeccabile e la possibilità di personalizzare e migliorare il proprio veicolo aggiungono profondità e fascino a questa avventura automobilistica. In definitiva, Pacific Drive si distingue per la sua originalità e la sua capacità di offrire un'esperienza coinvolgente e appagante agli appassionati di giochi di esplorazione e sopravvivenza.
7.7Voto KotaWorld.it7.5Grafica8.5Gameplay7Ottimizzazione