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Into the Dead: Our Darkest Days, il provato della demo
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Into the Dead: Our Darkest Days, il provato della demo

 

Into the Dead: Our Darkest Days, sviluppato e pubblicato da PikPok, ci trascina nel cuore di un’apocalisse zombie a scorrimento laterale che, come un virus, ha infettato anche il PC tramite una demo ora disponibile su Steam. Siamo catapultati negli anni ’80, tra le strade devastate e desolate di Walton, in Texas, un luogo che sembra aver abbandonato ogni traccia di speranza e umanità. In questo inferno di orrori, dove le ombre si allungano minacciose e i non-morti brulicano tra edifici fatiscenti e resti di vite spezzate, il giocatore dovrà aggrapparsi a ogni spiraglio di luce per sopravvivere.

La missione non è semplice. Alla guida di un gruppo di sopravvissuti, ogni scelta assume il peso di una sentenza: restare in un rifugio per tentare di fortificarlo, o rischiare l’ignoto alla ricerca di provviste? Di notte, la paura diventa palpabile, e ogni passo incerto può costare la vita a uno dei membri del gruppo, ognuno con le proprie abilità e fragilità. La sfida non è solo esterna: le risorse sono poche, e la fede dei sopravvissuti è messa alla prova, costringendoci a trovare un equilibrio tra speranza e pragmatismo.

 

 

Cosa funziona

 

Into the Dead: Our Darkest Days si presenta come una demo dalle grandi potenzialità, ispirandosi chiaramente a titoli come This War of Mine. L'atmosfera è tesa, cruda e ricca di sfide, caratteristiche che si adattano perfettamente a un survival horror in cui ogni decisione può fare la differenza tra la vita e la morte.

Uno degli aspetti più riusciti di Into the Dead: Our Darkest Days è l’equilibrio dell’atmosfera: la tensione è palpabile, ma non opprimente, creando una cornice horror che spaventa senza sovrastare il giocatore. L’ambientazione anni ’80 nelle strade infestate di Walton è credibile e realistica, un’altra scelta stilistica eccellente che contribuisce all’atmosfera del gioco, con dettagli che portano il giocatore a immergersi completamente nella storia e a voler scoprire di più sul destino di ogni personaggio. I dettagli nei costumi, nei colori e nelle musiche richiamano perfettamente il periodo, immergendo il giocatore in un'epoca quasi distopica. Un ulteriore approfondimento di questo tema potrebbe davvero distinguere Into the Dead: Our Darkest Days da altri titoli del genere.

 

 

Un altro elemento positivo è la varietà di possibilità iniziali che il gioco offre: ogni volta che si comincia una nuova partita, ci si trova con un gruppo di sopravvissuti diverso, ciascuno con vantaggi e svantaggi che influiscono realmente sulle dinamiche di gioco. Questo sistema di “perk” unici per ciascun personaggio permette una pianificazione strategica che aggiunge valore alla partita, ma richiede un certo bilanciamento. Infatti, al momento, alcuni vantaggi negativi sembrano avere un impatto più forte e destabilizzante rispetto a quelli positivi, influendo sul ciclo di gioco in modo più critico. 

Infine, il fatto che la storia sembri offrire più percorsi e finali rappresenta un enorme vantaggio. Questa possibilità di scegliere e determinare il destino del proprio gruppo di sopravvissuti aggiunge valore rigiocabile al titolo, stimolando il giocatore a esplorare tutte le opzioni disponibili per scoprire le diverse conclusioni possibili.

 

Cosa non funziona

 

Nonostante le sue potenzialità, Into the Dead: Our Darkest Days risulta ancora troppo acerbo nelle meccaniche di gameplay, tanto da non offrire una vera profondità o un’esperienza di gioco appagante. Le meccaniche presenti sembrano essere inserite senza un adeguato sviluppo e, per questo, nessuna riesce a coinvolgere o a risultare realmente divertente. Questo limite si fa sentire soprattutto nella ripetitività delle azioni e nella mancanza di sfide che incentivino a esplorare nuove strategie.

Il gioco, di fatto, risulta troppo facile, e un approccio brutale e diretto sembra essere spesso il più efficace. Basta arrivare con armi alla mano, eliminare ogni nemico, subire qualche danno e poi curarsi mentre si procede. Questa strategia consente di “forzare” ogni missione senza troppi rischi, rendendo quasi superfluo pensare tatticamente o risparmiare risorse.

 

 

Un ulteriore problema deriva dal fatto che è possibile fare save-scumming, ossia salvare la partita e ricaricarla per evitare le conseguenze delle scelte. Questo approccio permette di esplorare un’area senza alcun rischio e poi ricaricare per portare a termine la missione in modo “perfetto”, riducendo ulteriormente l’attrattiva e l’impatto delle scelte del giocatore.

Dal punto di vista tecnico, inoltre, la demo presenta alcuni problemi di performance: sono evidenti i lag durante il caricamento di nuove aree, che possono compromettere la fluidità dell'esperienza. Le meccaniche di controllo sembrano pensate più per un controller che per mouse e tastiera, rendendo un po' macchinoso il movimento e la gestione dei personaggi. Un’interfaccia più intuitiva per gli utenti PC, con comandi ottimizzati per il mouse e la possibilità di usare tutti i numeri per passare tra i personaggi, sarebbe un miglioramento notevole.

Infine, il sistema di gestione del tempo presenta alcune stranezze: cucinare una semplice zuppa richiede l’intera giornata, una scelta che rischia di frustrare il giocatore e ridurre il realismo dell’esperienza. Bilanciare questi tempi di esecuzione potrebbe rendere l’avanzamento nel gioco più appagante.

 

 

Autori KotaWorld.it - Clicca per scoprire chi sono

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