Dopo lo straordinario successo ottenuto con il remake del secondo capitolo e il mezzo passo falso del terzo, Capcom si è voluta superare annunciando la versione migliorata e rinnovata di Resident Evil 4, uno degli "installments" più iconici e ben riusciti della saga nota in Giappone con il nome di Biohazard. Ma come si può migliorare qualcosa che è già definito da molti come un capolavoro? Potrebbe un pittore moderno realizzare una versione migliorata de "Il Bacio" di Francesco Hayez? Uno scultore del ventunesimo secolo potrebbe apportare modifiche tali da rivoluzionare la "Pietà" di Michelangelo? Non è quindi a mio parere da biasimare l'accoglienza un po' scettica che la notizia di questo remake ha scatenato in molti fan (insieme ovviamente a una maggioranza di reazioni di giubilo incontrollato): sarebbe stato possibilissimo per Capcom ordinare la riproduzione 1:1 della versione originale del 2005 in RE Engine per poi appioppargli il titolo di Remake. Grazie al cielo non è stato così.
"¡Los forasteros!"
Il team capitanato da Yasuhiro Anpo, incaricato della realizzazione di Resident Evil 4 Remake, non si è lasciato intimorire dalla pesante eredità lasciata da Shinji Mikami, approcciando con estremo rispetto e cautela l'opera originale. Un'opera che fu in grado, quasi vent'anni fa, di ispirare una rivoluzione profonda in due generi videoludici contemporaneamente: quello degli shooter in terza persona e quello ovviamente dei survival horror, o degli horror più in generale. Con Resident Evil 4 Mikami fece quella che può essere considerata in tutto e per tutto una scommessa, implementando tutta una serie di modifiche al brand che riuscirono a rivoluzionarlo senza però snaturarlo: dall'abbandono della tradizionale inquadratura statica per posizionarla dietro al protagonista, all'approccio decisamente più action e combat-focused. Svolte cruciali che sarebbero state riproposte anche nei due capitoli successivi (non diretti da Mikami) senza ottenere però lo stesso successo e favore dei giocatori.
Come ricorderete, i fatti narrati in Resident Evil 4 si svolgono nel 2004: sono passati ormai sei anni dall'outbreak di Raccoon City e Leon S. Kennedy è sbarcato in Europa, più precisamente nell'entroterra spagnolo, per individuare e recuperare Ashley, la figlia del Presidente degli Stati Uniti, rapita da una setta chiamata "Los Illuminados". Leon ha lasciato la polizia ed è ora un agente governativo, più maturo e esperto. Ma se gli anni di addestramento nei marines sono serviti a migliorare le sue abilità in combattimento, non sono apparentemente riuscite a sottomettere del tutto il suo carattere spavaldo, che potremo apprezzare quando, dopo alcune uccisioni, il nostro ex-poliziotto sbeffeggerà i poveri Ganados appena massacrati.
I Ganados rappresentano anch'essi una novità all'interno del brand: si tratta di esseri umani infetti da un particolare parassita chiamato "Las Plagas", che li rende molto più resistenti alle ferite e dotati di una cieca furia omicida diretta verso i non infetti. Leon farà la sua prima conoscenza con Los Ganados in un villaggio sperduto della campagna spagnola, dove due agenti di polizia lo hanno accompagnato per poi finire brutalmente uccisi dagli abitanti infetti. Una sezione iniziale, quella del villaggio, che è stata mantenuta praticamente intonsa, vista la sua iconicità non solo all'interno dell'opera originale, ma di tutta la saga Biohazard nel complesso.
Resident Evil è sempre stato noto per essere esagerato, plateale, a tratti anche troppo scontato, ma la sua formula ha sempre funzionato e in questo sicuramente aiuta il fatto che in quanto a lore e coerenza narrativa Capcom sia estremamente precisa e rigorosa, nonostante ormai sia davvero difficile riuscire a star dietro a tutti gli elementi della trama, vista la notevole quantità di capitoli principali e spin-off usciti negli anni. In questo remake il team di Anpo ha deciso, saggiamente, di apportare modifiche al comparto narrativo nel tentativo di dare una maggior serietà e coerenza agli eventi. Alcune scene sono state spostate per essere ricontestualizzate, pochissime cose sono state tagliate (cough...al contrario di RE3...cough) e alcune sezioni sono state addirittura approfondite ed espanse, con nuove aree esplorabili e nuovi scontri da affrontare. Non è un caso infatti che, mini-giochi e missioni secondarie a parte, la versione del 2023 duri tra le 12 e le 15 ore a fronte delle 7-8 della versione originale.
Molti, se non tutti, i personaggi sono stati riscritti e rivisti, dedicando ad alcuni molto più spazio, come ad esempio Luis, o rendendone altri più sopportabili, non è vero Ashley? Manca, ma non se ne può fare assolutamente una colpa al team, la mini-storia dedicata ad Ada Wong, Separate Ways, che veniva sbloccata dopo aver completato il gioco originale almeno una volta. In compenso la modalità Mercenaries è già stata rilasciata e, da sola, può ulteriormente aumentare la longevità del titolo ben oltre le 20 o 30 ore (e ci siamo tenuti bassi).
"Got somethin' that might interest ya'!"
Sembra impossibile ma anche a livello di gameplay questo Remake ha subito modifiche significative. Il team sembra aver voluto riportare il quarto capitolo in linea con gli altri remake, limando leggermente la componente action e rimpolpando quella survival-horror classica. Attenzione, munizioni e cure non mancheranno mai, ma il loro utilizzo va comunque gestito con parsimonia se non si vuole finire velocemente nei guai. Quello che in realtà sembra essere stato modificato è la resistenza dei Ganados, tarata verso l'alto, nonchè l'efficacia delle armi, aggiustata invece leggermente verso il basso. Anche il numero di nemici con cui ci dovremo mettere alla prova nelle varie istanze di combattimento è sicuramente maggiore rispetto al 2005, probabilmente anche per un discorso di possibilità dell'hardware moderno, ma crediamo anche sia una scelta voluta per ridurre la letalità da titolo action che il nostro ex-poliziotto preferito aveva anni fa su Gamecube.
Rispetto alla sua avventura su console Nintendo, Leon S. Kennedy è sicuramente più mobile e fluido nelle animazioni rispetto all'originale: ora può muoversi anche mentre spara o ricarica, può usare anche le mani quando la situazione si fa troppo "intima", fa stretching alle spalle durante i momenti di respiro e non manca mai di farci percepire la sua stanchezza con dolorosi e frequenti (fin troppo) lamenti e sospiri. Il coltello rimane sempre un compagno estremamente fidato e, in questo remake, lo è ancora di più. Vista la relativa scarsità di risorse, usare calci e pugni o sfruttare la lama del nostro coltello sarà la scelta migliore per risparmiare preziose munizioni. Quando un nemico risulterà stordito potremo farlo volare via con un calcio rotante e non mancano anche spettacolari e sanguinose esecuzioni col il coltello. A volte capita di aver atterrato un Ganado per poi vederlo iniziare a contorcersi: è il momento di porre fine alle sue sofferenze infilando una lama di acciaio inossidabile nel suo cranio, a meno che non vogliate riaffrontarlo in versione potenziata. Il gioco ci concede anche qualche sporadica sezione affrontabile in stealth, ma non fatevi illusioni: nella maggior parte dei casi dovrete aprirvi la strada con la forza, sbudellando ventri e mozzando arti (il gore system è una goduria, ma quello ormai lo sappiamo no?).
Il coltello non è utile solo in fase offensiva ma anche, e forse ancor di più in fase difensiva: Leon, grazie agli anni di addestramento, nonchè alla nostra generosa sospensione dell'incredulità, può parare praticamente tutto con la lama del suo coltello. Dardi, attacchi melee, colpi di frusta dei tentacoli delle Plagas, niente passerà l'attenta guardia dell'agente Kennedy. E si, sembra la pubblicità di Miracle Blade, ma in effetti è proprio così. Fortunatamente in Capcom non sono così sprovveduti da inserire una meccanica così potente senza bilanciarla, visto che ogni azione eseguita con il coltello ne diminuisce la durabilità, fino alla rottura della lama. Non si può quindi abusare di questo prezioso alleato e se è vero che durante l'avventura troveremo dei coltelli di fortuna usa e getta, il nostro "main knife" potrà essere sapientemente migliorato e riparato dall'unico e inconfondibile Merchant. La visione di una lanterna viola nelle ostili lande dominate da Lord Osmund Saddler è salvifica, financo purificatrice. Il misterioso Mercante d'armi avrà sempre una parola di conforto per noi ("puzzi di battaglia straniero"...poesia) e sarà disposto a rifornirci di armamenti o acquistare i beni preziosi di cui saremo più o meno legalmente entrati in possesso. Da lui potremo inoltre riscattare le ricompense delle missioni secondarie, che consisteranno solitamente nei famosi Spinelli, pietre particolarmente preziose scambiabili per oggetti altrettanto utili e rari.
Rivista completamente anche l'esperienza con l'indifesa Ashley che adesso è sicuramente meno straziante e frustrante: oltre a un sensibile miglioramento dell'intelligenza artificiale, adesso potremo comandarle di stare vicino a noi oppure allontanarsi per mettersi in salvo da eventuali imboscate. La figlia del presidente non ha più una barra degli HP a determinarne la morte (e quindi il gameover) ma verrà semplicemente incapacitata, status dal quale potremo "risvegliarla" con poche semplici mosse. Talvolta alcuni lussuriosi Ganados tenteranno di portarla via caricandosela in spalle ma tranquilli, non è niente che un proiettile ben mirato alla schiena non possa risolvere.
Grandi assenti di questo remake, infine, i QTE. Lo scontro con Krauser ringrazia ma, personalmente, non li ho mai trovati invasivi o fastidiosi nell'opera originale e non li avrei disprezzati nemmeno in questa. Fatto sta che sembro essere una mosca bianca in questo, perciò va bene così, a morte i QTE.
Tecnicamente parlando
Abbiamo testato Resident Evil 4 Remake sulla seguente configurazione a dettagli massimi (RTX OFF):
AMD Ryzen 7 3700x @ 3.60 GHz
Gigabyte RTX AORUS Master 3080 Ti 12Gb
Corsair Vengeance RGB RT 32GB DDR4 3600MHz
Monitor LG 34GN850 a risoluzione 3440x1440 (21:9)
Il RE Engine si dimostra ancora una volta una garanzia, offrendo un livello di ottimizzazione davvero sopra la media per quanto riguarda i titoli AAA usciti negli ultimi tempi su PC. Graficamente l'impatto è spettacolare e il livello di dettaglio e pulizia è quasi maniacale. Il frame-rate è soddisfacente per gran parte dell'avventura ma viene messo un po' alla prova quando inizia a scendere la pioggia, con gli fps che iniziano a scendere a loro volta come le gocce d'acqua. Il già citato gore system dà un senso ad ogni colpo sferrato e ogni proiettile sparato. Le mappe e i luoghi che ben conoscevamo godono adesso di nuova vita e vengono ampliati con nuove sezioni di ugual bellezza e atmosfera, tanto che terminato il gioco si ha paradossalmente la nostalgia di quei luoghi, in realtà così ostili e avvilenti.
Per quanto riguarda il sonoro ottima la prestazione dei doppiatori inglesi...eh si, lo abbiamo giocato in inglese in onore dei tempi passati. Sappiate però che il titolo è comunque interamente localizzato in italiano, una rarità ormai al giorno d'oggi. A completare l'atmosfera opprimente già imbastita dal comparto grafico sopraggiunge anche il sonoro, con rantoli, urla, gorgoglii e minacce continue in spagnolo che vi terranno sempre sul chi va là.
In conclusione
La risposta alla domanda che facevo in apertura è: si, si può migliorare un capolavoro. Il team capitanato da Yasuhiro Anpo, con gran rispetto e talento, svecchia ciò che è invecchiato male e innova in maniera intelligente e coerente tutto il resto, fornendo quella che forse è l'esperienza Resident Evil definitiva fino ad ora. Dal comparto narrativo a quello tecnico, passando per quello prettamente ludico, non c'è davvero nulla che stoni in quest'opera, nulla che ci abbia fatto storcere il naso o rimpiangere l'opera originale. Ora viene spontaneo chiedersi: riuscirà Capcom a revitalizzare anche un titolo controverso e criticato come Resident Evil 5? Noi, visto l''amore che proviamo per questa saga, non possiamo far altro che sperare di si.
9.7Voto KotaWorld.it9.5Grafica10Gameplay9.5Ottimizzazione